Riflessioni – Il Professionista e la Luce

Riflessioni – Il Professionista e la Luce

Riporto una riflessione molto interessante di un caro collega che conosco da una decina di anni.

Da un pò di tempo assisto attraverso la rete, ma anche in alcuni incontri sulla fotografia professionale, a discussioni che toccano i più disparati temi sulle tecnologie digitali, software, programmi e plug in per le immagini e quant’altro.
Si parla poco o quasi mai della luce .
La luce lo sappiamo è la regina, l’elemento simbolo della fotografia. Sembra essere passata in secondo piano. Ma che senso avrebbe fotografare se non si apprendesse l’uso della luce. Se nel tempo non inseguissimo una ricerca sulla luce. Ok, Photoshop© e company hanno portato sensibili cambiamenti nella fotografia, ci danno delle possibilità un tempo impensabili e continuamente, ad ogni aggiornamento del programma, troviamo migliorie, interventi finalizzati a rendere più agile il lavoro di noi professionisti.
Ma la differenza nella fotografia, lo sa chi opera nel settore, la fa la luce. L’uso sapiente o sbagliato pregiudica in maniera positiva o negativa un’immagine.
Però se ne parla poco. Essa è la base, le fondamenta su cui costruire il resto.
Lo sapevano e lo sanno tutti quelli che hanno iniziato a occuparsi di fotografia in momenti ” con meno distrazioni” di adesso quando gli strumenti erano essenziali.
Nella fotografia di matrimonio, in particolare, un settore a me conosciuto, negli ultimi tempi c’è quasi una standarizzazione, una global/tendenza la chiamerei. E’ noto che oramai la tendenza è quella del reportage, più fresco, più dinamico, in linea coi tempi che viviamo ( fatti di velocità, di movimento, ecc. ). I soggetti stessi (tranne casi diventati oramai abbastanza rari) amano che il fotografo li riprenda “spontaneamente”, non in ” posa”, per mille motivi, non ultimo per un certo imbarazzo e/o convinzione che la posa sia ” cosa antica” non al passo con i tempi.
Il mio modesto punto di vista vede un servizio ottimale quello con una parte di reportage ( che racconta momenti di quel giorno), con altri anche in posa. Non tante immagini , però in un servizio ci sta anche questa parte più preziosa, dove raccontare attraverso atmosfere, ambientazioni, suggestioni. Questo attraverso un uso sapiente dell’inquadratura, della posa, ma anche di quello strumento indispensabile, supremo, essenziale, che è appunto la Luce.
Capire la luce richiede passione e tempo. Tempo da dedicare ad osservare come essa muta, tempo dedicato a contemplarla, tempo dedicato a mettere in pratica e sperimentare. Ci dev’essere un’intesa, direi una complicità, una mediazione.
Un momento può essere raccontato in base alla sensibilità, all’estro di un autore.
Sua è la decisione e la responsabilità su cosa e su come inquadrare ( campi controcampi, dal basso, dall’alto, campi stretti, campi lunghi), che ritmo e taglio deve avere il racconto , fotografia ( uso appropriato della luce nelle scene), montaggio e supervisione definitiva finale.
Tutto questo lo deve fare il fotografo. Un professionista preparato.
E’ un lavoro delicato che richiede conoscenza ed energie, in fase di ripresa e in post/produzione. Parliamo ovviamente di un lavoro professionale non di quattro foto scelte dagli sposi e incollate alla bene e meglio su un album. O di una moltitudine di immagini soffocate da effetti speciali e montate in fretta su un album libro.
Ecco la vera differenza tra un ragazzino che scatta qualche foto il finesettimana e un professionista serio che studia, che si prepara seriamente, che dedica anima e corpo nella ricerca della perfezione.
Ecco perchè scattare un mucchio di foto ” rubate” , “prese al volo” non è reportage e non sono sufficienti per raccontare una storia. E a volte un professionista che crede seriamente in un suo progetto deve fare scelte coraggiose, magari controtendenza che portano però ad un risultato certo.
Bisogna muoversi a volte sul filo della luce, adattarsi al ritmo ed entrare in armonia con la luce, sentire l’anima delle cose ed essere attento testimone della magia che spesso si materializza davanti ad un obiettivo fotografico.
© Vittorio Battellini

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